L’intelligenza artificiale in classe: paura, curiosità e nuove opportunità


Ho avuto il privilegio di toccare con mano questa realtà durante un corso di formazione sull’intelligenza artificiale nelle scuole, realizzato grazie ai finanziamenti PNRR, presso l’Istituto Carducci Dante di Trieste, un liceo delle scienze umane. Ho lavorato con due classi quarte e l’esperienza è stata illuminante, non solo per gli studenti, ma anche per me stesso.
Un’interazione sorprendente
Sin dalle prime battute, sono rimasto colpito dall’entusiasmo e dalla curiosità dei ragazzi. Spesso si pensa che i giovani siano passivi di fronte alla tecnologia, ma questi studenti hanno dimostrato il contrario: hanno fatto domande, hanno voluto approfondire, hanno messo in discussione. L’approccio che ho scelto per questa formazione non era solo tecnico, ma anche etico. Volevo portarli a riflettere sul ruolo dell’uomo rispetto all’intelligenza artificiale e su come questa tecnologia sia neutra di per sé: non è né buona né cattiva, ma dipende da come la utilizziamo.

E qui è arrivata la prima grande sorpresa: alla domanda su cosa ne pensassero dell’intelligenza artificiale generativa, circa il 30% degli studenti ha risposto che preferisce usare la propria testa, senza farsi atrofizzare il cervello o limitare la creatività dall’AI. Questa risposta mi ha fatto riflettere profondamente. In un’epoca in cui si teme che la tecnologia possa sostituire il pensiero critico, sapere che molti ragazzi vogliono ancora mantenere un approccio umano-centrico è stato confortante. C’è speranza per il futuro (voglio vedere il bicchiere mezzo pieno).
Dalla teoria alla pratica: un viaggio tra storia e strumenti innovativi
Il percorso formativo è partito dalle basi, spiegando la storia e il funzionamento dell’intelligenza artificiale. Abbiamo esplorato gli inizi, le reti neurali, i transformer e altri concetti chiave, per poi passare alla parte pratica. Qui ho potuto osservare un altro aspetto affascinante: la velocità di apprendimento dei ragazzi quando vengono messi nelle condizioni giuste per sperimentare. Abbiamo fatto dei mini-workshop in cui hanno avuto modo di provare diversi tool, dalla scrittura creativa al prompt design, fino alla creazione di immagini e video tramite AI.
E qui è scattata un’altra riflessione importante. Nonostante siano nativi digitali, la maggior parte dei ragazzi di 17 anni presenti non aveva mai utilizzato (o in modo molto limitato) strumenti di intelligenza artificiale generativa e non aveva percezione di quanto potessero essere utili per ampliare la propria creatività. Nonostante la curiostà dei ragazzi, all’inizio del corso ho avvertito un certo scetticismo e, in alcuni casi, anche paura verso questa tecnologia. Ma man mano che abbiamo esplorato insieme le sue potenzialità, ho visto il loro atteggiamento cambiare. Alla fine della formazione, erano entusiasti di aver scoperto strumenti che possono supportarli nelle loro idee, espandere la loro visione e offrire nuove opportunità.
L’AI come supporto, non come sostituto

Uno degli aspetti su cui ho insistito maggiormente è il concetto che l’AI non deve essere vista come un sostituto della creatività umana, ma come un amplificatore. Ho cercato di far capire che l’intelligenza artificiale può essere un alleato prezioso nel processo creativo, un supporto che aiuta a esplorare nuove strade, a migliorare il lavoro umano senza limitarlo. Questo messaggio è stato recepito con interesse e, in molti casi, ha aperto nuove prospettive per gli studenti.
L’Ai e il ruolo dei docenti
Pochi docenti si sono mostrati apertamente contrari a questi corsi, ma la maggior parte si trova distante da questa tecnologia. Ho percepito una paura di fondo, legata sia alla possibilità di perdere l’uso della creatività umana, sia alla preoccupazione che l’AI possa, a lungo termine, sottrarre posti di lavoro. Tuttavia, molti hanno interagito con me e con gli studenti, cercando di analizzare l’impatto dell’intelligenza artificiale nella società, nel lavoro e nello studio da vari punti di vista. Alcuni docenti hanno sollevato dubbi interessanti sul ruolo dell’AI nella valutazione degli studenti e nell’influenza sul loro apprendimento, mentre altri si sono interrogati sulle sue implicazioni etiche nelle professioni umanistiche. In particolare, una discussione molto stimolante ha riguardato la possibilità che l’AI possa rafforzare piuttosto che sostituire il pensiero critico, sollecitando così un nuovo modello di apprendimento.
Ne sono scaturite discussioni molto proficue e stimolanti. Un elemento cruciale da tenere presente è che l’Articolo 4 dell’AI Act stabilisce l’obbligo di garantire un livello adeguato di alfabetizzazione sull’AI per tutto il personale che interagisce con sistemi di intelligenza artificiale. Questo requisito non si limita esclusivamente ai sistemi ad alto rischio o vietati, ma si estende a tutti gli ambiti in cui l’AI viene utilizzata. Tale normativa sottolinea ancora di più la necessità di una formazione continua per i docenti, affinché possano comprendere e gestire in modo consapevole l’integrazione di queste tecnologie nel contesto educativo.
È evidente che la formazione continua per i docenti sia fondamentale per ridurre il divario con questa tecnologia. Sarebbe utile prevedere corsi di aggiornamento e workshop pratici, affinché gli insegnanti possano acquisire fiducia nell’integrazione dell’AI nei processi didattici e sviluppare metodi innovativi per supportare gli studenti nel loro percorso di apprendimento.o.
Una formazione che lascia il segno
Al di là degli aspetti tecnici, l’esperienza di insegnare a questi ragazzi mi ha lasciato un segno profondo dal punto di vista umano. Alcuni studenti mi hanno fatto domande in privato, condividendo dubbi e timori non solo sulla tecnologia, ma anche sul loro futuro. Ho percepito chiaramente le difficoltà che molti di loro stanno attraversando in questi anni complessi e in continua trasformazione. Tuttavia, ho anche visto nei loro occhi una voglia di comprendere, di crescere, di affrontare le sfide con determinazione. In alcuni di loro ho scorto delle scintille di curiosità e ispirazione, segno che forse un seme è stato piantato.
Una speranza per il futuro
Questa esperienza mi ha confermato quanto sia fondamentale portare l’educazione all’intelligenza artificiale nelle scuole. È essenziale che i giovani comprendano come funziona questa tecnologia e quali siano le sue implicazioni, per poterla utilizzare in modo consapevole e costruttivo. Se vogliamo un domani migliore, dobbiamo partire oggi, fornendo ai ragazzi le chiavi per comprendere e padroneggiare il mondo che verrà. E io, nel mio piccolo, sono felice di aver contribuito a questo percorso.